VALCUVIA. LA ZONA DELLA MUSICA di Giorgio Roncari

Cuvio (Cüvi in dialetto varesotto) è un comune della provincia di Varese ai piedi del Campo dei Fiori sul versante settentrionale, conta, con la frazione Comacchio, poco più di 1600 ab, ed è il capoluogo storico della Valcuvia alla quale ha dato il nome.
Può vantare una storia antica ed importante infatti sul suo territorio sono stati ritrovati resti dell’età del bronzo; fu poi abitato dagli Insubri come dimostrano altri importanti reperti di quell’epoca e il Vico gallico è ricordato ancora oggi nell’etimo di un quartiere. I romani ne fecero il loro caposaldo nella valle fondandovi il ‘Pretorio’, un organismo di comando, al quale ancor oggi è intestata una via. Numerosi i ritrovamenti anche di questo periodo e poi di quello successivo dei Longobardi.


Nel Medioevo fu libero Comune e i consoli tenevano adunanze e davano sentenze alla corte dei Signori del Seprio, privilegio importantissimo. Nel 1500 fu infeudato ai Cotta che avevano in Cuvio il loro palazzo. Nel 1628 i Cotta vendettero il feudo ai Litta Visconti Arese i quali trovarono dimora nel palazzo nobile in piazza che ampliarono e abbellirono e furono Signori fin quando i feudi furono aboliti da Napoleone.
A Cuvio trovavano sede oltre che il Feudatario, anche la Pretura che fu soppressa nel 1922, e il Mandamento dove i coscritti di leva si recavano per la visita militare, abolito nel 1928, e la Colleggiata col Prevosto nella frazione di Canonica aggregata poi nel 1960 a Cuveglio in seguito alle divisioni comunali.


Nel 1928, con decreto fascistissimo, a Cuvio furono aggregati quattro comuni vicini, unione che provocò molte proteste e che durò fino al 1956 quando Cuvio ritrovò la sua autonomia. In questi ultimi decenni, con la creazione delle Comunità Montane, fu inglobato dapprima in quella della Valcuvia e attualmente in quella più ampia delle Valli del Medio Verbano.
Numerose le famiglie importanti del paese che ebbero modo di farsi un nome: i Maggi, un cui esponente, Giuseppe, sindaco, fu il fondatore della ditta di lingerie ‘Frette’ nell’800; i Peregrini, impresari edili che idearono e costruirono ferrovie e ponti in mezza Europa tra cui, nel 1914, la tranvia della Valcuvia dismessa nel ’49; i Cappia, grossi commercianti tessili spostatisi poi a Bergamo e Omegna.
Fra le cose d’arte, oltre ai palazzi Litta, Maggi, Peregrini, Porta che racchiudono preziosità e affreschi di pregio tra cui alcuni Ronchelli, pittore rinomato di Cabiaglio del XVII sec, vi è da ricordare la chiesa parrocchiale dei SS Pietro e Paolo, già citata nel 1191 e rinnovata nel 1807. In essa è conservato uno dei più bei cicli pittorici moderni della valle. Affreschi sulle volte realizzati dal pittore bergamasco Pasquale Arzuffi nel 1939 e poi nel 1950 coadiuvato dal figlio Luigi. Le decorazioni alle colonne e alle pareti sono di Frediano Berti di Cassano mentre altri affreschi sono di Virgilio Mascioni di Comacchio.
Fra i personaggi famosi nati a Cuvio o legati al paese è da ricordare Virgilio Mascioni nato a Cuvio il che, emigrato a Milano, aprirà in galleria il famoso ristorante Savini, meta dell’élite meneghina e punto d’incontro par personalità ed artisti di tutto il mondo, nonché cantanti lirici, industriali e attori.

Nativo di Milano ma originario di Cuvio dove nel camposanto del paese riposano i genitori, anche Enrico Porro primo italiano a vincere ufficialmente una medaglia d’oro alle Olimpiadi, a Londra nel 1908 nella lotta greco-romana. Alle due personalità, Giorgio Roncari ha dedicato due lunghe monografie.
Notorietà al borgo la diede lo scrittore Piero Chiara quando, nel 1973, pubblicò il popolare romanzo ‘Il Pretore di Cuvio’, ambientato proprio i nelle vie e nelle case del paese, luoghi già balzati alla celebrità con le riprese del film ‘Venga a prendere il caffè da noi’ tratto dal libro ‘La spartizione’, dello stesso Chiara.
Fra le cose di richiamo va segnalato il ‘funtanin di ufizi’, dove, ai piedi di una Madonnina apposta nel 1933, si apre una bocca d’acqua di notevole portata meta di ciclisti e di chi vuol bere acqua pura, alimenta un antico lavato pubblico restaurato di recente che vuole essere un documento del tempo che fu, così come quello a fianco dell’Asilo. Un’altra fonte balzata agli onori della cronaca in quest’ultimo ventennio è il ‘funtanin du l’avucat’, una sorgente che sgorga fra le radici di un faggio, monumento naturale, sulla strada per Cabiaglio, alla quale test di laboratorio hanno attribuito poteri eccitanti, divenuta perciò famosa come la Fontana Afrodisiaca.


A Cuvio nei secoli hanno funzionato alcuni mulini e una filanda nel Palazzo Litta per cui era molto sviluppata la coltura del gelso e dei bachi da seta. Una macina da torchio apposta nel Parco Litta e un parco a tema in Via Fermi, ricordano sia l’arte molinatoria che la coltura del baco.
Ma un altro motivo per cui Cuvio è conosciuta, è per la musica. Vanno infatti ricordati un paio di personaggi che si cimentarono con composizioni musicali: Paolo Antonio Maggi Jr. musicista compositore dell’Ottocento del quale si ricorda l’opera ‘Gabriella di Belle Isle’; e Pietro Gilardi che, prima della Grande Guerra, fondò e anni il Conservatorio di Sanremo tenuto aperto per alcuni e scrisse l’opera semiseria ‘Quando Berta filava’.
Non va dimenticata la banda, la ‘Filarmonica Cuviese’ sorta nel 1839 che ha avuto modo di presenziare con le sue note agli eventi più importanti della valle e del paese, dalle feste dei feudatari Litta ai tempi del Lombardo Veneto, alla visita in paese di Garibaldi nel 1862, all’erezione nel 1963 del monumento in vetta ai martiri della battaglia partigiana del S. Martino in occasione del ventennale, e ancora oggi partecipa alle sagre e alle feste dei vari paesi della valle e sa farsi apprezzare per i suoi seguiti concerti.



Ma ciò che ha dato notorietà a Cuvio nel mondo è la Fabbrica Organaria Mascioni sorta a Comacchio nel 1829 per volontà di Giacomo, il quale aveva appreso i rudimenti dell’arte dagli organari Chiesa di Varese. L’attività fu poi sviluppata dal nipote Vincenzo che seppe cogliere le esigenze dell’epoca dominandole con la sua ferma personalità artistica. Sotto la sua guida, la ditta crebbe d’importanza raggiungendo livelli tecnici d’avanguardia e la notorietà mondiale. Alla Mascioni, nel 1908, venne assegnato il restauro dei grandi organi del Duomo di Milano.
